Bookcoaching: La Giusta Mezura

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Per quest’anno e il prossimo ho una serie di piccoli e grandi progetti: alcuni mi cambieranno la vita, uno in particolare so che me la stravolgerà, all’incirca fra un anno.

Mi si chiede “come ti immagini sarà?” E la mia risposta è sempre alquanto cauta, non pessimista, ma non dipende tutto da me e la mia immaginazione può arrivare fino a un certo punto, per poi cedere il passo all’attesa dell’ignoto e mi preparo con un sorriso a tutto, anche alle difficoltà.

Capisco le ottime intenzioni di chi vuole rassicurarmi che andrà tutto bene, che sarà tutto più facile del previsto e che non devo preoccuparmi. Rassicurazioni non richieste, ma fatte col cuore.

Vorrei solo precisare che prepararmi alle difficoltà non significa pensare che andrà tutto male, che soccomberò sotto atroci sofferenze e che il mio sarà un destino cinico e baro; vuol dire piuttosto prepararmi all’idea che non vivrò in un perenne Eden, tutto tempestato di fiori e farfalline. Che poi, chi mi ascolta davvero lo sa: io sono un’inguaribile romantica e ottimista (certo, con qualche scivolata verso discorsi esistenzialisti, ma quello serve a tenermi ben ancorata e non eccedere nei miei voli pindarici!), quindi lungi da me visioni apocalittiche del futuro.

I sogni mi aiutano a vivere, ma ho imparato a proteggermi dal rischio che mi impediscano di vivere: riconoscere l’imperfezione della vita mi è utile per tenere un contatto con la realtà.

Al contrario di uno dei personaggi principali della graphic novel di Flavia Biondi, La giusta mezura. Manuel vive con Mia, la sua ragazza, e un numero imprecisato di coinquilini; è coinvolto nella stesura del suo romanzo sull’amor cortese al punto da credere che il suo ideale sia una legge di natura, anziché una creazione della letteratura medievale. Tuttavia la vita prosegue indifferente ai principi cavallereschi e Manuel non si accorge dello smarrimento di Mia che, prima di impegnarsi in un legame costruito su un ideale di perfezione, ha bisogno innanzitutto di ritrovare se stessa, a partire da un lavoro in cui riconoscersi:

non voglio più fare un lavoro che non mi piace solo perché devo pagare l’affitto. Basta. È una cosa che giorno per giorno, un respiro per volta, mi ha tolto il fiato … voglio provare a impegnarmi in qualcosa che ho scelto io invece di incazzarmi con Manuel se la mia vita fa schifo … Il senso della vita che altro è, se non una storia che ci raccontiamo da soli? … Se ci pensi, ognuno si costruisce un percorso nella vita decidendo di credere nelle proprie scelte, giusto? E noi scegliamo in base alle opinioni che ci costruiamo. Opinioni che spesso modelliamo sulla necessità del momento … In fondo gli eventi sono neutrali. È la nostra interpretazione a dargli una direzione.

Solo quando Manuel scopre l’attimo di cedimento di Mia, dopo la prima reazione furibonda, inizia a fermarsi e a riflettere, anche sul significato del termine Storia.

È curioso come questa parola rappresenti gli avvenimenti assolutamente reali del passato e allo stesso tempo un racconto. Un qualcosa di esclusivamente immaginario. Oppure significhi avere una relazione. Mi piace pensare che questo indichi che i nostri legami vivano del giusto equilibrio fra realtà e fantasia.

Trovare la giusta mezura, appunto.

Curioso il cambio di direzione: là dove prima era la letteratura a modellare la visione della vita di Manuel, ora è la vita stessa che si insinua nel suo romanzo, interferendo nella storia del protagonista in modo tale che il viaggio di Decimo rappresentasse come l’avere degli ideali in amore ci renda ciechi di fronte alla realtà delle cose.

Dov’è che l’amore sbaglia e diventa sopportazione? Là nel mezzo c’è l’umanità, la nostra limitatezza nell’essere solo persone. C’è la storia vera, il capitolo per cui serve uno sforzo per trovare l’ispirazione. E ancora una volta dobbiamo fermarci, pensare, respirare. Tenere a memoria quello che eravamo e quello che potremo essere.

E questo vale per tutte le forme d’amore, anche e soprattutto per sé stessi.

(Flavia Biondi, La giusta mezura, BAO Publishing, Milano 2017)


Post pubblicato il 1° maggio 2018 nel blog di Accademia della Felicità

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